C’era una volta
un pezzo di legno, diranno i nostri cari lettori. No. C’era
una volta un pezzo di gomma. E che pezzo di gomma. Nero, a
forma di anello scavato all’interno, costruito con vari strati
di mescole vulcanizzate attorno ad una armatura di acciaio
e tela. Nacque nel 1888 a Belfast, ed il suo papa, John Boyd
Dunlop, decise di chiamarlo pneumatico.
Il pneumatico soppianto in breve l’utilizzo delle ruote in
legno e in ferro nelle varie applicazioni, fornendo una tempestiva
e valida risposta alla allora nascente industria automobilistica.
Da allora il concetto del prodotto e rimasto praticamente
lo stesso, mentre hanno avuto una forte innovazione la struttura,
i materiali impiegati, ed il loro
accoppiamento, al fine di mettere a punto un prodotto sempre
piu resistente, affidabile e duraturo. Proprio queste caratteristiche
fanno oggi del pneumatico usato un rifiuto ingombrante, indistruttibile,
non degradabile, non compattabile ed altamente divellente.
Queste caratteristiche fanno si che i costi di raccolta, trasporto
e trattamento siano tra i piu alti in assoluto rispetto a
quelli di altre tipologie di rifiuti. Inoltre la familiarita
che tutti hanno con il prodotto nuovo, e la sua relativa somiglianza
a quello usato, fanno si che in molti casi possa risultare
difficile individuare il momento di ingresso del bene usato
nel circuito del rifiuto, con il conseguente assoggettamento
alla normativa, ai controlli ed alle garanzie che tale disciplina
comporta.
Al contrario risulta ancora troppo facile la distrazione di
flussi di pneumatici verso destinazioni incerte, ed ancora
troppo accessibile lo smaltimento in discarica, anche in quei
bacini laddove la presenza di centri di trattamento ne garantirebbe
il completo riciclaggio.
In Italia ci sono 21 centri di trattamento per la produzione
di materie prime secondarie, 9 centri di trattamento per la
produzione di combustibile per cementeria, 6 cementerie, 3
impianti di termocombustione, i quali a vario titolo contribuiscono
al recupero di energia e di materia prima secondaria dai pneumatici
usati. Oltre a questi operatori principali, ci sono tutta
una serie di raccoglitori e trasportatori in vario modo raccordati
con i centri di trattamento. Nonostante questa presenza e
questo impegno, la maggior parte dei pneumatici continua ad
essere smaltita in discarica. I centri di trattamento esistenti
potrebbero accogliere maggiori quantita a patto che venisse
razionalizzata la raccolta e stimolato lo sbocco per applicazioni
di materia prima secondaria. Questa viene ancora, incomprensibilmente,
considerata un rifiuto, scoraggiandone l’utilizzo da parte
di tutta una serie di operatori, rendendolo piu oneroso e
rischioso dal punto di vista amministrativo rispetto a quello
delle tradizionali materie prime. In Italia non ci sono ancora
utilizzi nella produzione di asfalti, mentre in altri paesi
tra i quali la Grecia ed il Portogallo si sono fatte e si
stanno portando avanti interessanti esperienze. La combustione
ed il recupero energetico sono ancora visti con sospetto anche
quando fatti in condizioni di sicurezza e controllo superiori
ai combustibili tradizionali. Questi hanno un’immagine senz’altro
piu rassicurante e salubre di quella del rifiuto, ma spesso
e vero il contrario. Intanto continuiamo a distruggere delle
fonti energetiche non rinnovabili, e ad andare a piedi la
domenica, su asfalto piu rumoroso, meno drenante, meno resistente
di quello con la gomma dentro. Si ringraziano tutti coloro
che ci hanno fornito i dati necessari alla redazione del presente
Censimento e del Rapporto ARGO 2001, al quale rinviamo per
un maggiore approfondimento, e tutti coloro che avranno la
pazienza di leggerlo.
Concludiamo confermando ai nostri cari lettori, se ancora
ve ne fosse bisogno, che se si seminano sotto terra i copertoni
usati poi non nascono alberi di pneumatici nuovi.
Dott. Ettore Musacchi
Presidente Consorzio ARGO
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